mercredi 7 octobre 2015

Albinati

Acciaio e oro

Mentre picchietto sulla tastiera luccica al mio polso
il Rolex acciaio e oro di mio nonno, il fascio
suicida. Le ore vi sono quasi illeggibili.
Era allacciato al suo, di polso, quando precipitò
nella tromba delle scale dal corrimano nero
e luttuoso come la sua fede politica:
i cui valori in definitiva, più che crederci
con convinzione razionale, egli incarnava
per una questione di nervi, uno scatto di umore
in fondo al suo cuore oscuro e torturato.

Sei piani di volo. Nessuno vide, però il tonfo
quello fu avvertito in ogni interno.

All’urto nel buio sottoscala
si frantumarono i fragili congegni
dell’orologio e gli organi dell’uomo che lo aveva indosso.
Oggi un artigiano esoso, attingendo a una scorta
di ricambi e rotelle fuori produzione
lo ha fatto ripartire, il Rolex, me l’ha restituito
tenendoci di persona a stringermelo al polso
come il bracciale ad un forzato:
e mentre lavoro le sue lancette vedove
girano sul quadrante cercandovi invano

le tracce delle ore cancellate.

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