mercredi 3 mars 2010

Tiziana Colusso

a nuoto nel vuoto
(ined.)

I.

poi tutto finalmente è vanità o forse vacuità - vanitas, vacuum,
elogio della rinuncia, della rarefazione – tutto è una salubre
cerimonia degli addii dal troppo pieno di pensieri valigie incontri
materia del mondo – inavvertito i microcefali terrestri si rarefa l’universo
come una torta troppo lievitata, le molecole fuggono le une dalle altre,
esponenziali, si fa spazio al respiro nel vuoto che quietamente inesorabile
spartisce gli elettroni, le pagine, le occasioni

[…]

IV.

E falta il gorgoglio liquido delle vasche blu verdi arancio nel jardin
de la Grande Mosquée, acque che immagino mormorare
in español, nonostante l’ubicazione parigina, memorie moresche
dell’Alhambra forse, ou bien mémoires involontaires di un linguismo biologico
più che logico: la voz de l’agua, corriente su las silabas rotundas
de la lengua española e sui ciottoli ruvidi e insieme dolci di una lingua araba
trasognata in antichi conversari amorosi proprio qui, à Paris,
ma ora tutto questo non importa più, nel sogno un dettaglio soltanto
diventa gigante: ed è l’assenza struggente dell’acqua, que falta de murmurar
in queste vasche incrostate, per risparmio o pigrizia chissà o fine di stagione
(non sembra, ma ottobre appesantisce già le foglie) e il volo liquido
s’arresta senza più slancio a bordo vasca, si ripiega il sogno
come ali di un pavone che da millenni oramai ha rinunciato alla danza
del volo, sospeso tra la materia vivente
d’uccello e la materia morta di statua, in attesa di un’autorizzazione
a decollare.

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